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Ho sempre avuto un'enorme ammirazione per Tognazzi, che tra l'altro inizialmente conoscevo in maniera "indiretta": quando negli anni Cinquanta lavoravo a Milano al settimanale "Settimo giorno" il mio direttore era amante di una soubrettina che stava nella compagnia di Ugo, e frequentandola mi raccontava bravate di Ugo, che in ogni piazza teatrale aveva la sua cerchia di seguaci e teneva corte. Era un personaggio estremamente ricco, pieno di racconti, di battute, di un umorismo irresistibile: un personaggio che ancora oggi si rimpiange molto nel cinema, dove è difficile trovare un interprete che abbia la sua capacità espressiva e il suo bizzarro talento. L'uomo si fingeva rozzo, ma in realtà era molto fine, con una sua vita interiore, un suo gusto, una sua capacità di godere la vita in maniera piena e una grande attenzione agli altri (e alle altre). Purtroppo ho avuto il dolente privilegio di accompagnarlo in teatro nel suo ultimo lavoro "M. Butterfly", di cui curavo l'adattamento e in quell'ultimo periodo l'ho trovato appesantito, immalinconito e molto preoccupato della memoria. Quando dimenticava qualcosa del testo, che non era poi intoccabile come una tragedia di Alfieri, il produttore Lucio Ardenzi gli ripeteva che con la sua esperienza aveva la possibilità di rimediare in qualsiasi momento, andando avanti "a braccio" e facendosi seguire dagli altri, ma lui regolarmente si bloccava e faceva scena muta. Proprio come Gassman, con il quale si confidava, ha avuto una triste ultima parte della vita segnata dalla depressione. Gli era calato il buio. E faceva male a vederlo perché era sempre stato un uomo spiritoso, divertente, l'anima di ogni compagnia. Di lui potrei parlare per un giorno intero. Del rapporto con Fellini, ad esempio. Fellini non lo amava molto. Per "Il viaggio di G. Mastorna" lo accettò a denti stretti, mentre lui pensava di essere stato scelto ed era molto orgoglioso di far parte del film. A tal punto che una sera si mise in testa di cucinare per i Fellini, invadendo la cucina di Giulietta, che ci rimase male perché era lei l'imperatrice dei fornelli. Poi Fellini lo scaricò e questo diede un colpo al cuore a Ugo, che continuò a dolersene per sempre. Al dilà dell'aspetto coriaceo, insomma, in realtà era un personaggio vulnerabile, e nel tempo ha perso il suo mordente. Comunque, un grande artista e una grande persona. |
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