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Quello che amavo di più
in Ugo Tognazzi era il suo essere un uomo venuto decisamente dal basso, il suo avere le radici piantate nella terra. Da qui scaturiva la sua forza umana. Come quella di Anteo che Ercole non riusciva a sconfiggere perché ogni volta che appoggiava i piedi per terra da essa traeva nuova forza. Tognazzi era così, aveva una sapienza umana che non può avere chi ha un approccio dall'alto, nell'estetica come nelle cose della vita. Venivamo tutti, dopo la guerra, dal basso. Quell'evento aveva segnato il punto più
basso, aveva proletarizzato lo spirito dell'intera società. Ma Tognazzi questo sentimento popolare l'aveva connaturato in sé e se ne sentiva la schiettezza. L'avvertivano le persone semplici ma anche quelle che avevano una cultura più raffinata. La sua passione per la gastronomia non aveva nulla di intellettuale, veniva anch'essa da un retroterra di fame, di necessità, di appagamento di un bisogno primario. Per questo era una passione vera. Ugo non era un comico superficiale. La sua comicità era un'elaborazione della realtà che è sempre drammatica. Lui era un comico che arrivava dalla vita e non gli era difficile ritornare al dramma. Solo chi conosce la vita può elaborarla in forma comica senza banalizzarla, mantenendo visibile sullo sfondo la sua essenza tragica. E questo Ugo Tognazzi sapeva farlo benissimo. |
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