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"SKY CINEMA CLASSICS" (5 Ottobre 2004) |
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Tognazzi, sfizi privati e pubbliche virtù |
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La passione per la cucina, gli amici, il tennis. Artista camaleontico e padre da imitare. |
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Roma. «Non voleva essere preso in contropiede dal mondo». Un pensiero che fotografa: tre secondi, riflessione folgorante di Carlo Lizzani, uno dei mille ricordi che affollano i cinquantadue minuti di "Ugo, Nessuno, Centomila", documentario affettuoso, straricco, intimo, familiare e pubblico, ritratto completo di un istrione non per gioco ma per bisogno di nome Ugo Tognazzi. A quattordici anni dal suo "addio", il 27 ottobre del '90, "Sky Cinema Classics", martedì 5 alle 19.45 (con repliche fino al 27) dedica al «gigione che amava la sensualità della vita» come lo definisce Michel Piccoli, una sorta di album da sfogliare, curato da Katia Ippaso e Massimo Ferrari e prodotto da Sky con "Cinecittà Entertainment", illustrato con l'amore di chi lo ha seguito tra TV, cinema, teatro, sbirciando senza malizia anche nei ritagli privati. La sua passione per cucina, le ricette "pitturate" su un quaderno, i tornei di tennis nella casa di Torvajanica, le riunioni con gli amici di sempre al Villaggio Tognazzi, i super 8 sulla spiaggia con i figli Ricky, Gianmarco, Maria Sole che hanno contribuito alla realizzazione del film su un padre rispettato, ammirato: «Era tutto l'uomo che si vedeva e quello che si poteva immaginare» dice Gianmarco. Ed era ora che qualcuno si ricordasse, omaggiandolo, dell'artista «tenero, timido, delicato» che tra comicità e dramma ci ha accompagnato per oltre cinquant'anni nel cinema italiano della rinascita e del disimpegno, dell'autorialità (Monicelli, Risi, Ferreri, Scola, Bertolucci) e dell'attorialità; nella artigianale TV degli esordi in coppia con Vianello, nella commedia di Totò e nel teatro dei lustrini dell'avanspettacolo. Scorrono le immagini de "Il Federale", "I mostri", "La vita agra", "Romanzo popolare", "La grande abbuffata", "Il vizietto", "Amici miei", "La marcia su Roma", e insieme a loro «la grande capacità di divertirsi, l'esplosione di idee» di Tognazzi come ricorda Ricky, perché per Ugo «fare l'attore era un gioco serio» commenta Kezich, «con personaggi che allo stesso tempo sono ridicoli e penosi» sottolinea Monicelli. E c'è il Tognazzi inedito, quello che emozionato, con un filo di voce sussurra all'orecchio del figlio Ricky: «Ti dico un segreto. Forse farò un film con Bertolucci, ma non dirlo a nessuno» e con "La tragedia di un uomo ridicolo" vince come miglior attore a Cannes. «Alle otto di mattina era già in cucina», racconta divertito Gianmarco. Io ero il suo assaggiatore ufficiale. Lo amavo a tal punto che riuscì addirittura a farmi mangiare "l'ippopotamo ai lamponi". E allora, viva Tognazzi: «L'avanguardista», sottolinea Katia Ippaso, «che cercava di lasciare un segno». |
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Oltre ad essere un ritratto quasi privato di Tognazzi, più familiare che artistico, quasi tra le mura domestiche, "Ugo nessuno centomila", il documentario realizzato da Massimo Ferrari e Katia Ippaso, ha soprattutto il pregio di parlare di un attore forse sottovalutato o messo in ombra da presenze ingombranti come quelle di Sordi o Gassman. A 14 anni dalla sua scomparsa, proprio nel mese di ottobre, il documentario prodotto da Sky Cinema e Cinecittà Entertainment, attraverso spezzoni Tv, fotografie, brani di film, scene familiari in super 8, restituisce il profilo umano di Tognazzi: «Abbiamo rincorso la sua innocenza e la sua terrestrità» dice Katia Ippaso. «Una delle testimonianze più belle è quella di Michel Piccoli che lo descrive come un uomo che aveva in sè la sensualità della vita, ma anche un gigione molto timido». «Ci interessava la sua poliedricità e non è un caso che si cominci con il Tognazzi del programma Rai "Un due tre" perché è uno degli inventori del linguaggio televisivo», aggiunge l'altro autore, Ferrari. "Ugo nessuno centomila", che andrà in onda martedì 5 ottobre (h. 19.45) su Sky Cinema Classics accompagnato da un ciclo di 8 titoli in 4 serate, vede il coinvolgimento di Cinecittà Entertainment ora impegnata, come sottolinea l'AD Stefano Cigarini, in una serie di documentari per Sky al fine di valorizzare il nostro cinema. Il documentario costituisce il quarto capitolo di "Cinema Doc" una serie di documentari prodotti da Sky Cinema su temi e personaggi del cinema italiano e non. E annunciati per novembre e dicembre sono due documentari dedicati a Totò e a Gian Maria Volontè, prologo di un ciclo di film dei due attori. Ma in cantiere c'è anche un progetto con Quentin Tarantino per un documentario sul regista Lucio Fulci. "Ugo nessuno centomila" s'affida ai ricordi dei figli Ricky, Gianmarco e Maria Sole e alle testimonianze di Piero De Bernardi, Tullio Kezich, Carlo Lizzani, Mario Monicelli, Sandro Parenzo, Michel Piccoli, Raimondo Vianello, Milena Vukotic. È grazie a loro che conosciamo Tognazzi grande amico di Vittorio Gassman, di cui condividerà anche le depressioni, Tognazzi padre affettuoso, grande intrattenitore, organizzatore di tornei di tennis. E ovviamente cuoco: «La cucina era un modo di comunicare e di mettersi in scena», spiega il figlio Gianmarco. Cremonese, figlio di una famiglia umile, Tognazzi comincia con la rivista e l'avanspettacolo «Dapporto e Rascel erano i miei idoli» e si fa conoscere e apprezzare in coppia con Raimondo Vianello nel programma televisivo "Un due tre" (1955/'59). La sua carriera cinematografica è lunga quasi un quarantennio, interprete instancabile di oltre 150 film: dagli esordi in film minori e senza pretese, il primo è "I cadetti di Guascogna" (1950), al successo con la commedia all'italiana degli anni '60, all'incontro felice e prolifico con Marco Ferreri fino a ruoli sempre più impegnati e drammatici, da "Porcile" di Pasolini a "La tragedia di un uomo ridicolo" di Bernardo Bertolucci, che gli valse la Palma d'Oro a Cannes. Di volta in volta dà volto a personaggi comici, grotteschi, drammatici, volgari, meschini a fianco di registi come Monicelli, Lattuada, Risi, Salce, Giraldi, Scola, Pietrangeli. Il figlio Ricky ricorda come quell'instancabile e ricca carriera del padre fosse a dimostrare che non era solo un attore comico e come l'indimenticabile "Il federale" di Luciano Salce, così come il suo esodio alla regia "Il mantenuto", entrambi del 1961, segnino lo spartiacque della sua vita professionale. Eppure il documentario sorvola su Tognazzi regista, ma l'autore Massimo Ferrari annuncia che sono in preparazione due "pillole", così le chiama, sui film da lui diretti e sul rapporto contrastato con Fellini. Già perché la sua delusione per la mancata realizzazione da parte di Fellini di "Il viaggio di G. Mastorna" che lo aveva tenuto fermo per un anno, racconta ancora il figlio Ricky, spinse il padre a fare causa al produttore e a vincerla. |
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