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La grande abbuffata |
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INTERPRETI E PERSONAGGI: |
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Marcello Mastroianni (Marcello), Ugo Tognazzi (Ugo), Michel Piccoli (Michel), Philippe Noiret (Philippe), Andrea Ferréol (la maestra Andrea), Monique Chaumetfe (Madeleine), Florence Giorgetti (Anne), Rita Scherrer (Anulka), Solange Blondeau (Danielle), Michelé Alexandre (Nicole), Cordelia Piccoli (Barbara), James Campbell (Zac), Henri Piccoli (Hector), Bernard Menez (Pierre), Patricia Milochevitch (Mini), Louis Navarre (Braguti), Mario Vulpiani (il co-pilota), Gerard Boucarou (l'autista), Giuseppe Maffioli (il cuoco), Margaret Honeywell (una hostess), Annette Carducci (una hostess), Eva Simonnet (la segretaria). |
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CAST TECNICO |
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Soggetto: Marco Ferreri - Adattamento: Rafael Azcona - Sceneggiatura: Marco Ferreri - Fotografia (Panoramico, Eastmancolor): Mario Vulpiani - Scenografia: Michel de Broin - Costumi: Gift Magrini - Musica: Philippe Sirde - Montaggio: Claudine Merlin, Ruggero Mastroianni - Produzione: Jean-Pierre Rassam per Mara Film, Les Films 66 (Paris)/Capitolina Film (Roma) - Distribuzione: Fida Cinematografica - Origine: Francia-Italia. |
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TRAMA |
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Quattro amici quarantenni si danno appuntamento a Neuilly, nella villetta di uno di loro (un tempo residenza di Boileau) per un week-end gastronomico; e vi si recano dopo essersi congedati dai familiari. Sono: Ugo, proprietario di una catena di ristoranti e cuoco provetto; Michel, regista e produttore della televisione; Marcello, brillante pilota civile; e Philippe, padrone della villetta, che è un magistrato. Durante la prima notte, organizzano la cucina (di cui si occupano soprattutto Ugo e Philippe), mentre Marcello scopre in garage una vecchia, splendida Bugatti. Il giorno dopo ricevono la visita di una maestra (Andrea), venuta a mostrare ai suoi scolari il famoso tiglio di Boileau. Poi, su richiesta di Marcello, fanno venire tre prostitute, alle quali si aggiunge per la cena Andrea, invitata da Philippe: comincia così una malinconica orgia sessuale e gastronomica, che induce, al mattino, le tre ragazze, spossate, ad andarsene. Resiste solo Andrea, che con la sua presenza e la sua infaticabile assistenza sessuale accompagna e conforta i quattro amici nella loro lucida determinazione di continuare a mangiare fino a morirne. Michel è il primo ad avvertire disturbi intestinali. Ma è Marcello il primo ad andarsene, assiderato sotto la neve, nella vecchia Bugatti che aveva spinto in giardino: e gli amici ne sistemano il cadavere dentro il grande frigorifero in cucina. Più tardi lo raggiunge Michel, ucciso dall'esplosione dell'intestino mentre sta suonando il pianoforte. Ugo prepara quindi un gigantesco pate e muore a sua volta mangiandolo, assistito da Philippe che lo imbocca e da Andrea che lo masturba. All'alba del quinto giorno muore anche Philippe, mentre con Andrea sta consumando un budino. Poi arrivano i fornitori che portano nuove provviste, e disseminano pezzi di carne in giardino. Andrea, ormai sola, rientra in casa mentre i cani rompono il silenzio con macabri ululati. |
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LA CRITICA |
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Girare con Ferreri è stato naturale, è sempre naturale... Ferreri ha il talento di farti apparire tutto naturale... Provi a riflettere sut cast... Mastroianni il divo internazionate itatiano, Piccoli il divo internazionale francese, Noiret il divo nazionale francese, Tognazzi il divo nazionale italiano... Quattro attori abituati ad avere il ruolo principale, a dominare... Eppure non c'è stata la minima controversia, non c'è stato il minimo tentativo di sopraffazione o di reazione... [...] «Ne "La grande bouffe" abbiamo anche improvvisato, ma accettandoci, collaborando, non tottando, non contrastandoci... lo avevo già lavorato e rilavorato con Ferreri, ma Noiret no, ad esempio... Anche lui, comunque, si è immerso subito nell'atmosfera...» (Ugo Tognazzi in L'Europeo, Milano, 15 novembre 1973, P. 78). «[...] Per creare il mio personaggio, non ho avuto difficoltà perché si trattava di un personaggio che si costruiva dall'interno. Ciò che dovevo rappresentare, era il senso della nausea, quasi il timore di trovarsi di fronte a una impresa che non si riuscirà a portare a termine; dovevo esprimere il dolore, il piacere, il desiderio, cioè dei sentimenti estremamente semplici e naturali. [...] Ho proposto io a Ferreri (per il mio personaggio) una morte nella quale al fatto di mangiare venisse ad aggiungersi un gesto sessuale. La morte del mio personaggio, il vero buongustaio, l'uomo che si nutre soltanto della materia e che non ha altri problemi, diventava così ideale: una morte con un orgasmo fisiologico. Ferreri ha accettato la mia proposta senza alcun problema [...]». |
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«[...] "La grande abbuffata" è un apologo apocalittico di cui le intemperanze rabelaisiane e i frizzi da suburra non riescono a nascondere la snobistica nobiltà. [...] Un po' come Buñuel, l'autore che l'ha profondamente influenzato, Ferreri ha il dono di una semplicità che è quasi trasandatezza, dell'improvvisazione che nasce nel gioco con gli attori, del particolare significante lasciato cadere senza dargli peso. In questo modo l'autore non evita, certo, le note stonate, i particolari inutili, le buffonerie mediocri (valga per tutte Tognazzi che rifà il padrino). Ma in questo film aggressivo e affascinante [...] c'è stoicismo e ironia, spregio e disperazione: ma c'è soprattutto un grande umorismo [...]». |
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«[...] Resta da dire degli intepreti, due francesi [...] e due italiani [...]. Gira la voce, infondata, che i primi siano superiori ai Secondi. Ma qui si confonde il personaggio con l'attore, ed è una vera infamia. Noiret (il giudice) e Piccoli (il regista televisivo) sono due intellettuali francesi, e come tali recitano e agiscono; Tognazzi (il cuoco) e Mastroianni (il pitota) sono, invece, due italianuzzi qualunque, coinvolti in una crisi esistenziale molto più grande di loro. Naturale che il loro comportamento, banale (Mastroianni) e grossolano (Tognazzi), riftetta la natura più sbiadita, e comunque più grezza, della loro estrazione sociale, culturale, ecc. Il quartetto, manovrato da Ferreri con straordinaria bravura, riesce opportunamente squilibrato nelle due coppie che lo compongono, però affiatato al millimetro nel rendimento globale. Così da render plausibite quella sorta di osmosi, di interna comunione dialettica, che accompagna i due francesi e i due italiani fino alle soglie dell'annientamento, e oltre, e oltre [...]». |
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«[...] Recitato da quattro attori alleati dal talento e premiati dall'impegno, e nei panni della maestra da un'Andréa Ferreol di materna opulenza, "La grande bouffe" [...] è di grande risalto, anche per il rapporto tra l'ambiente e i personaggi e l'insostenibile tensione macabra o comica di certe situazioni. [...]». |
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FOTOGALLERY |
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