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Romanzo
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INTERPRETI E PERSONAGGI: |
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Ugo Tognazzi
(Giulio Basletti), Ornella Muti (Vincenzina Rotunno),
Michele Placido (l'agente Giovanni Pizzullo), Pippo
Starnazza (Salvatore), Vincenzo Crocitti, Nicolina
Gapetti, Alvaro De Vita, Francesco Mazzieri, Lorenzo
Piani, Gaetano Cuomo, Gennaro Cuomo, Pietro Barreca. |
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CAST TECNICO |
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Soggetto, sceneggiatura:
Age [Agenore Incrocci], Furio Scarpelli, Mario Monicelli
- Fotografia (Telecolor): Luigi Kuveiller - Scenografia:
Lorenzo Baraldi - Musica: Enzo Jannacci - Montaggio:
Ruggero Mastroianni - Produzione: Edmondo Amati per Capitolina
Cinematografica (Roma) - Distribuzione: Fida Cinematografica
- Origine: Italia. |
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TRAMA |
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Giulio Basletti,
operaio in una grossa industria di Milano rimasto a
lungo scapolo, ritrova un giorno Vincenzina, figlia
di immigrati meridionali che diciotto anni prima egli
aveva tenuto a battesimo ad Avellino. Tra il maturo
ed evoluto operaio lombardo e la bella figlioccia nasce
presto una simpatia che si conclude dopo pochi mesi
con il matrimonio. Giulio guadagna bene, assicura alla
moglie un discreto tenore di vita e tutto sembra andare
per il meglio: anche perché il ménage è allietato
dalla nascita di un figlio maschio, Ciccio. Ma un giorno
Giulio porta in casa Giovanni, un giovane agente di
polizia di origine meridionale, per il quale Vincenzina
perde la testa. I due diventano amanti. Giulio non
tarda ad accorgersi di quello che sta succedendo. La
gelosia prende in lui il sopravvento sulle idee "moderne" e
avanzate che era solito sbandierare ai quattro venti:
finisce così con lo scacciare di casa, pubblicamente
e clamorosamente, l'adultera che pur mostrava qualche
segno di pentimento. Anni dopo, Giulio è andato
in pensione, l'agente Giovanni è scomparso,
trasferito altrove, e Vincenzina, che ha preferito
restare a Milano, ha fatto carriera in fabbrica, è diventata
capo-reparto, allevando con i propri mezzi il figlioletto.
Ed è proprio per mezzo di Ciccio che Vincenzina
fa arrivare a un Giulio sempre più solo e amareggiato
un promettente invito a pranzo: forse l'avvio di una
riconciliazione. Il film di Monicelli ha ottenuto, nella stagione 1974-75,
un ottimo successo commerciale, arrivando al sesto posto
nella graduatoria degli incassi nelle prime visioni con
1 miliardo e 660 milioni di lire. |
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LA CRITICA |
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Per tre quarti il film vive di continui e maligni apporti
verbali [...] radicati in un'osservazione del linguaggio
quotidiano assai meno casuale e comunque assai più graffiante
di quanto sia proprio del nostro cinema [...]. Tognazzi è bravissimo
nel reinventare di persona la retorica del conformismo
linguistico che la sceneggiatura gli porge su un piatto
se non d'argento certo di splendido similoro (pur se
la voce gli rimane cremonese e non milanese). Monicelli
[...] ritorna alla scioltezza d'un tempo [...]». |
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«[...]
Monicelli ha retto le fila dello scherzo, tenendosene
sempre a una distanza quasi critica anche nei momenti
scoperti: per far ben capire fin dove credeva a quei
personaggi e al loro modo di sentire, di parlare, di
soffrire e fino dove, invece, ne rideva, ridendo anche
della "cultura" passata e presente che li
permea determinandone il comportamento. Esempio tipico
di questa meditata distanza, l'interpretazione di Ugo
Tognazzi nei panni del protagonista. Forse la sua migliore,
comunque la più abile nel dominare e superare
ogni ostacolo. [...] Tognazzi, [...] pur tra le maglie
della commedia leggera, ha messo in pratica, senza
strafare, lo straniamento di Brecht: si è guardato
recitare, cioè, e ce lo ha fatto intuire, capire.
Con tutto il calore necessario al carattere, ma, contemporaneamente,
con tutta la necessaria misura per frenarlo (sia deridendolo,
sia umiliandolo); dandoci con questo la misura stessa
del film, la giusta chiave di lettura della regia.[...]».
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«[...]
La vicenda [...] è solo una componente del film:
e forse, nelle intenzioni di Monicelli, neanche la più importante.
Premeva soprattutto, al regista, la rappresentazione
di certa umanità sradicata, il poliziotto che
trascina le domeniche impostando cartoline per i suoi,
la vita - confusa e promiscua - nei falansteri di periferia
[...]. Ma, a conti fatti, l'ambiziosa saldatura tra la "first
story" e gli altri elementi del quadro rimane allo
stato di desiderio. E questo, [...] anche per la straodinaria
densità dell'interpretazione di Tognazzi, che,
una volta impadronitosi del film, vi campeggia con onnivora
maestria. Tutto si piega, narrazione e immagini, alla
solida, fragile presenza di questo operaio sensato, sensuale,
sentimentale e sentenzioso [...]. Grazie a un senso impeccabile
del ritmo, l'attore dà gusto e colore alle battute
di Giulio, o affronta, un po' ingobbito ed inquartato,
le alterne vicissitudini di un ménage al tempo
stesso infelice ed armonico. [...] Tognazzi traccia con
pudore e autorità questa indifesa parabola, pur
attento ai risvolti faceti che la sceneggiatura gli commette
[...]».
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«[...] Ugo
Tognazzi, usicto indenne dal falso Mussolini di qualche
mese fa, fornisce in "Romanzo popolare" una delle sue prove
migliori. Come quasi tutti, dà il massimo quando si avvicina
alle origini etniche, di cremonese inturbato. [...]».
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«[...]
Qua e là il film si sbraca nei chiassosi eccessi della
commedia all'italiana, ma riesce a tenere fino all'anticonformistica
conclusione in chiave femminista. Due i pregi indiscutibili:
un Tognazzi in gran forma, anche perchè gioca in casa,
e l'inconfondibile contributo meneghiano di Enzo Jannacci
ai dialoghi (e alle musiche)». |
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FOTOGALLERY |
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