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PORCILE (1969)
 
     
 
     
 
Porcile  
  Titolo:
  Porcile
 
  Anno:
  1969
 
  Regia:
  Pier Paolo Pasolini
 
  Con:
 
Ugo Tognazzi, Marco Ferreri, Alberto Lionello.  
 
 
     
    Interpreti e Personaggi
     
     
     
  INTERPRETI E PERSONAGGI:  
     
  Pierre Clémenti (il cannibale), Jean-Pierre Léaud (Julian), Alberto Lionello (Klotz), Ugo Tognazzi (Herhitze), Anne Wiazemsky (Ida), Margarita Lozano (Frau Klotz), Marco Ferreri (Hans), Franco Citti (secondo cannibale), Ninetto Davoli (il ragazzo/Maracchione).  
 
 
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    Cast Tecnico
     
     
     
  CAST TECNICO  
     
  Soggetto, sceneggiatura: Pier Paolo Pasolini - Fotografia (Panoramico, colore della Tecnospes): Tonino Delli Colli, Armando Nannuzzi, Giuseppe Ruzzolini - Scenografia, costumi: Danilo Donati - Musica: Benedetto Ghiglia - Montaggio: Nino Baragli - Produzione: Gian Vittorio Baldi per Idi Cinematografica, I Film deIl'Orso, Indief (Roma)/ C.A.P.A.C. (Parigi) - Distribuzione: Indief - Origine: Italia-Francia - Titolo di comproduzione: "Porcherie".  
 
 
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    Trama
     
     
     
  TRAMA  
     
  Il racconto svolge parallelamente due storie: una ambientata in un'epoca arcaica, l'altra ai giorni nostri. Nella prima seguiamo le peripezie di un giovane, che vive isolato alle falde di un vulcano, nutrendosi di insetti, rettili e bacche. Incontrato un soldato, lo uccide e ne divora il cadavere. Il cannibalismo diventa allora per lui una specie di folle ideologia, che gli procura numerosi proseliti. Un giorno la sua banda assalta, violenta e mangia un gruppo di ragazze. Le autorità del luogo inviano dei guerrieri a catturare i ribelli, e il giovane viene condannato a morire secondo la legge del taglione: sarà a sua volta divorato da animali. Della seconda storia è protagonista un altro giovane, che vive nella Germania occidentale, nella sontuosa villa del padre, facoltoso industriale. Il giovane è oppresso da una profonda inquietudine: non sa decidere se aderire a un gruppo di contestatori o collaborare con il padre nell'azienda. Un giorno egli rivela alla fidanzata, che vorrebbe indurlo a far l'amore, il suo atroce segreto, la sua particolare inclinazione sessuale per un branco di porci. Del fatto viene a conoscenza un rivale in affari di suo padre, il quale tenta di servirsi dell'informazione per un ricatto; ma è a sua volta ricattato dal padre del giovane, al corrente dei suoi trascorsi di criminale di guerra. I due si mettono quindi d'accordo per la fusione delle rispettive aziende. Il figlio intanto finisce divorato dai porci. «La società, ogni società, divora sia i figli obbedienti che i figli né disobbedienti né obbedienti» (Pier Paolo Pasolini). Ancora una volta Tognazzi partecipa, in un ruolo di contorno, a un film di un autore importante. Come per tutti i film realizzati da Pasolini, anche questa volta l'interesse prevalente per la tematica e la ricerca stilistica dell'autore porta i critici a trascurare l'apporto degli interpreti. Anche per Tognazzi, "Porcile" è più importante come esperienza che come interpretazione: «Quella con Pasolini è stata una esperienza affascinante, non tanto per il film, non era certo la sua opera più riuscita. Vi ho interpretato un personaggio seguendo le indicazioni di Pasolini: e quel lavoro mi è piaciuto molto. Era strano, io stesso non capivo il significato delle parole che pronunciavo. Dovevo chiedergli perché dicevo certe cose, quali erano le allusioni più riposte, a che cosa si faceva riferimento. Quanto a me, io sono un autodidatta ignorante, questa è la mia base culturale: in confronto a Pasolini, io non so proprio niente, zero. Lui è un grande uomo di cultura, una enciclopedia, sa tutto. Perciò, in Porcile, non sono stati tanto il personaggio o il film a interessarmi, quanto la meravigliosa possibilità, attraverso il mio lavoro, di conoscere degli uomini intelligenti, dei poeti, dei pazzi geniali anche, dei personaggi poco comuni. Per me, nella vita, l'insegnamento viene prima di tutto dagli altri uomini; mi piace di più leggere un uomo piuttosto che un libro.» [...].  
  (Ugo Tognazzi in Ecran 73, Parigi, n. 19, novembre 1973, p. 9).  
 
 
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    La Critica
     
     
     
  LA CRITICA  
     
  «[...] Due storie combaciate a forza, l'una corrusca e truce, nello stile barbaro di Edipo re, che trae qualche motivo suggestivo dal mitico paesaggio etneo ma dove non c'è nessun nuovo elemento di commozione, nonostante l'impegno dell'interprete, e per di piu c'è confusione di racconto; l'altra, di intenzione ironica e tragicomica, corrosa da un dialogo letterario degno del secentista più forsennato, in cui si coglie soltanto l'irrisione antitedesca. Ambedue hanno vocina di zanzara confrontate con le robuste inflessioni del Vangelo e di Edipo, con le sottili ma inquietanti ambiguità di Teorema, con l'estro di Uccellacci e uccellini. [...] È proprio la grazia visiva che questa volta viene a mancare a Pasolini, l'intensa dolcezza dell'immagine, il dono antico. Tutto l'episodio etneo è elementare fino al semplicismo, oltreché poco perspicuo, e di converso l'aneddoto germanico è d'una sofisticheria petrarchista che non rinunzia nemmeno al vezzo di far parlare i personaggi in versi. La figura del capitalista interpretata da Alberto Lionello è divertente (mentre Tognazzi e Marco Ferreri sono fantocci), ma come in una farsa televisiva, non come in "Grosz". [...] Mischiate il barbaro da cartolina al lezioso da opera buffa, aggiungetevi l'immancabile dose di svolazzi di Ninetto Davoli, una stranita Margarita Lozano, e tutta la struttura figurativa si sfilaccia in un catalogo di eclettiche prove, come quella drammatica era andata distrutta nell'abbraccio fra la sentenziosità alla Brecht e i capricci alla Godard. [...]».
 
  Giovanni Grazzini, Corriere della Sera, Milano, 31 agosto 1969.  
     
  «[...] Pierre Clementi e Franco Citti sono abbrutiti, condannati a strisciare fra le scone. Alberto Lionello, che ha i baffetti alla Hitler, Ugo Tognazzi e Marco Ferreri in un decoro che dovrebbe staccarsi dalle deliziose tavole del Bellini, sono impegnati in un balletto di complicità e di ricatti. Tutti e tre sono bravissimi. [...]».
 
  A.S. [Alberico Sala], Corriere d'Informazione, Milano, 1 settembre 1969.  
 
 
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Marco Ferreri, Alberto Lionello e Ugo Tognazzi nel film PORCILE - 1969    
 
 
 
 
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