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La voglia matta |
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INTERPRETI E PERSONAGGI: |
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Ugo Tognazzi (ing. Antonio Berlinghieri), Catherine Spaak (Francesca), Gianni Garko (Piero), Fabrizio Capucci, Oliviero Prunas, Franco Giacobini (Alberghetti), Beatrice Altariba (Silvana), Margherita Girelli, Jimmy Fontana (il boy friend), Diletta D'Andrea, Stelvio Rossi, Lylia Neyung, Carlo Pes, Margherita Patti, Edy Biagetti, Salvo Libassi, Luciano Salce, Donatella Ferrara, Corrado Pantanella, Elisabetta Marlo-Rota, Tory Hassan, Maria Marchi, Nino Fuscagni, Orfeo Bregilozzi, Jimmy Fenomeno. |
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CAST TECNICO |
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Soggetto: dal racconto "Una ragazza di nome Francesca" di Enrico La Stella - Sceneggiatura: Franco Castellano, Pipolo [Giuseppe Moccia], Luciano Salce - Fotografia (Totalscope): Erico Menczer - Scenografia: Nedo Azzini - Musica: Ennio Morricone - Montaggio: Roberto Cinquini, Gisa Radicchi Levi - Produzione: Isidoro Broggi, Renato Libassi per D. D. L. (Roma) - Distribuzione: Astoria Distribuzione - Origine: Italia. |
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TRAMA |
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L'industriale milanese Antonio Berlinghieri, quarantenne, sta andando con la sua Alfa "spider" a Pisa per trovare suo figlio. È un fine settimana e le strade verso il mare sono affollate di gitanti. Durante il viaggio, Antonio si imbatte in una (maliziosa) sedicenne, Francesca, che gli chiede un pò di benzina per gli amici rimasti in "panne". Un pò per scherzare, un pò perché interessato a Francesca, Antonio si lascia coinvolgere nel gruppo dei ragazzi, che lo invitano a passare con loro la domenica in uno "chalet" sul mare. Antonio accetta. Nello "chalet" cerca di mettersi a suo agio, di stare agli scherzi dei giovani amici, di colmare in qualche modo le differenze di mentalità e di gusti che derivano dall'eta: si trova però sempre sull'orlo del ridicolo. Antonio è del resto un conformista, ha un fondo di moralismo e di ipocrisia borghese, e stenta a capire la libertà, la spregiudicatezza, la naturalezza di questi giovani, pur essendone nello stesso tempo affascinato. D'altra parte anche Francesca stenta a prenderlo sul serio, incerta tra la compassione e la presa in giro: il turbamento prodotto in Antonio la lusinga, ma preferisce i coetanei. Concede all'uomo un momento di intimità, di notte, sulla spiaggia. Poi, all'alba, riparte con gli amici. Rimasto solo, stordito e col cuore pieno di amarezza, Antonio riprende il viaggio verso Pisa. |
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LA CRITICA |
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"La voglia matta" continua ed approfondisce il tentativo di Tognazzi, iniziato con "Il federale", di sottrarsi ai cliché più facili per trovare una più qualificante e complessa misura interpretativa. Ancora una volta sono Salce e gli sceneggiatori Castellano e Pipolo a sovraintendere a quest'opera, che la critica considera in effetti più riuscita della precedente. Per trovare un'altra occasione altrettanto importante per la propria carriera, l'attore dovrà poi attendere un altro film di Salce, "Le ore dell'amore". "La voglia matta", che esce anche in Francia, in Inghilterra e negli Stati Uniti (non senza qualche incomprensione), e anche il primo film (se si eccettua "Il mantenuto") che l'attore regge pressoché interamente sulle proprie spalle, da protagonista assoluto, senza comprotagonisti o antagonisti maschili. In un primo tempo bocciato dalla censura, il film è stato poi fatto uscire con pochi tagli e alcune modifiche ai dialoghi. |
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«Un film divertente, scintillante, che sprizza giovinezza; piacerà a più di una generazione. [...] Salce dimostra di aver studiato con molta sensibilità un certo ambiente: il dialogo è vero. Alcune situazioni sfiorano gracili, se non proprio facili, stati di poesia. Tognazzi è qui alla sua prova più matura: equilibrato, umano, perfeziona l'attore che era emerso ne "Il federale". [...]».
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«[...] Impostato come una comica di costumi, [il film] diventa nei momenti migliori vera commedia, e in qualche punta di tremore, autentico racconto. Ecco la sua trovata: che cosa sente, come si regola un quarantenne che abbia a capitare in uno di quei covi di adolescenti? Così la "gioventù bruciata" va nel fondo, e in primo piano balza Tognazzi, il malcapitato, l'estraneo. Un Tognazzi anche migliore di quello che ci aveva dato "Il federale" diretto dallo stesso Salce. Più rigorosamente chiuso nel disegno del suo personaggio, senza la minima sbavatura. (Prendiamone nota: i nostri comici stanno finalmente trovando i loro registi). [...] La vera riserva riguarda la misura del lavoro, che è eccedente. L'autore non ha saputo reggere quell'unica situazione in modo che verso la fine [...] non gli mancasse sotto. [...]».
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«[...] Una novella di quasi perfetto equilibrio narrativo: un amalgama di ironia e di amarezza, tutt'altro che cinema comico. Ma, direte, non c'è Tognazzi? Si, e nel film ci so no molte scenette umoristiche [...]; ma il suo personaggio è stato pensato da Enrico La Stella [...] con una certa affettuosa complicità di quarantenne, che di fronte a una gioventù così libera e sfrenata [...] sente anticipare le soglie della vecchiaia. [...] Tognazzi ha interpretato la parte rendendosi conto con molta intelligenza di quelle che sono le reazioni del pubblico al suo apparire sullo schermo: non ha mai fatto smorfie, e ha aiutato gli spettatori a cogliere gli aspetti drammatici di una vicenda che ha i suoi lati parodistici. Se c'è riuscito è perché le sue qualità di attore sono di molto cresciute e il ruolo gli era assolutamente congeniale. In Tognazzi comico di rivista c'è sempre stata una piega amara, da viveur stanco ma non rassegnato. Luciano Salce, regista già tanto maturo, l'ha colta felicemente. [...]».
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FOTOGALLERY |
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