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TOGNAZZI E BENITO AUGURANO...
BUON APPETITO! |
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Ho conosciuto Ugo Tognazzi quaranta anni fa. Una vita. Mi chiamava, presentandomi e mettendomi così un po' in imbarazzo, magari davanti a gente famosa, «l'angelo custode dei miei peccati gastronomici». Ero il suo salvatore, almeno per quanto riguarda la cucina... Così sono quasi diventato uno della famiglia, ho organizzato il matrimonio di Gianmarco e ospitato quello di Ricky, e anche Franca, Thomas e Maria Sole vengono spesso a trovarmi. Ogni anno organizzavo anche la cena di gala del torneo di tennis, l'altra grande passione di Ugo, "Lo scolapasta d'oro", a cui partecipavano i suoi colleghi del mondo dello spettacolo. Molte presentazioni dei suoi film si sono svolte nel mio ristorante. Ricordo in particolare quella di "Ultimo minuto", il film di Pupi Avati sul calcio. |
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Ugo incominciò a frequentare, molto assiduamente, il mio locale dopo aver acquistato la villa a Velletri negli anni Sessanta. Credo che la prima volta ce l'abbia portato Vittorio Gassman, il suo più grande amico, non è vero che ne avesse molti, nel mondo dello spettacolo. Anche lui abitava a Velletri come tanti altri attori che, di conseguenza, erano clienti fissi: Alberto Sordi, Sophia Loren, Paolo Villaggio, Bud Spencer e tanti altri. Un gran via vai di gente, erano anni straordinari. Ma con Ugo è stato speciale. Era una gran brava persona, disponibile, "alla mano" come si suol dire. Non faceva assolutamente pesare la sua condizione di divo, di personaggio pubblico, nonostante ne avesse tutto il diritto visto quant'era bravo e quanto aveva lavorato per arrivare così in alto. Al contrario, si prodigava per gli altri, per far divertire, per organizzare situazioni piacevoli, per far sentire le persone a proprio agio. Aveva il terrore della noia, dell'immobilità. Credo che non ci fosse differenza tra l'Ugo attore e l'Ugo reale: erano davvero la stessa persona. Uno spettacolo. |
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Abbiamo passato molto tempo insieme e, naturalmente, quei momenti li ricordo sempre con affetto e commozione, sono stati tra i più belli della mia vita. Chiaramente quello che ci accomunava era la passione per la cucina. Io sono in questo mestiere da più di cinquant'anni. Ugo voleva "sfruttare" la mia esperienza. Era molto curioso, desideroso di conoscere tutto. Quando andavamo a mangiare insieme io, un po' sul serio un po' per provocarlo, facevo l'"esperto", distinguevo e giudicavo i singoli ingredienti di un piatto, mi producevo in sentenze che suonavano assai misteriose per un "profano" com'era al tempo Ugo. E lui stupito, e un po' invidioso, mi chiedeva: «Ma come fai?» e voleva che gli rivelassi i miei "segreti", come facevo ad individuare esattamente gli ingredienti, a distinguere così precisamente tra i diversi sapori, a scegliere sempre gli accostamenti migliori. Restavamo ore a parlare dei piatti, arrivavamo anche a litigare perché, a un certo punto, anche lui era diventato un grande esperto e, se si cercava di inventare qualcosa di nuovo, portava tenacemente avanti le sue opinioni ed era difficile "contrastarlo", anche a causa della sua notevole personalità. Aveva una grande passione per la cucina, la stessa che tutti, pubblico e addetti ai lavori, gli riconoscevano al cinema e a teatro. Con una differenza: se un film riusciva male o non otteneva grande successo non se la prendeva tanto, ma se una ricetta non era come l'aveva pensata o qualcuno la criticava, «apriti cielo!», si infuriava e ci rimaneva davvero male. A un certo punto abbiamo incominciato a fare gli esperimenti, cercavamo di creare cose nuove, abbiamo anche aperto un piccolo locale, in cui cucinavamo, occasionalmente, su prenotazione. |
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Ugo era molto umile e curioso. Ricordo quando andavamo ad Anzio, a fare l'asta per il pesce. Lui si fermava delle ore a parlare con i pescatori. Non era solo per carpire informazioni "di prima mano", ma per un contatto umano con persone che ammirava, anche se erano sconosciuti ed facevano lavori umili. |
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Poi abbiamo incominciato ad andare in televisione. Quante dirette abbiamo fatto dal mio ristorante! Grazie a lui sono diventato un ospite fisso del piccolo schermo. "Benito e Tognazzi, Tognazzi e Benito... augurano buon appetito!" Era uno dei tanti slogan che ha coniato per le nostre collaborazioni di cui vado assai fiero. Oltre che a cucinare in senso stretto gli piaceva tutto quello che stava attorno all'atto gastronomico, preparare i menù, scrivere a pennarello le ricette che sarebbero poi finite sui suoi libri, animare le serate. |
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Lavorare, che si trattasse di cinema o altro, gli piaceva molto. Come stare in compagnia. La vita per lui era fare delle cose, essere in movimento, conoscere persone e situazioni differenti. Non era chiuso nel dorato mondo dello spettacolo. Sono tutte cose che ho compreso in particolare negli ultimi anni della sua vita. È stato un periodo difficile. Mi chiamava anche dieci volte al giorno, era terrorizzato dall'idea di restare solo. Avevamo anche un progetto: aprire un vero ristorante. Ne era entusiasta. Poi è morto. Purtroppo tutto passa... così mi è rimasto il rimpianto amaro di questo sogno irrealizzato. Non ho potuto fare altro che dedicargli una sala del mio ristorante e continuare a onorare la sua amicizia nella memoria. |
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