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TELEVISIONE
  - UN, DUE, TRE - Il programma dell'anno (di Aldo Grasso)
 
     
 
     
 
Il programma dell'anno
 
 
(di Aldo Grasso)
 
     
  "Un, due, tre". Varietà musicale di Scarnicci e Tarabusi. Presentato da Mario Carotenuto (dal 20 gennaio al 24 marzo 1954); Riccardo Billi e Mario Riva (dal 24 marzo al 28 luglio 1954); in seguito da Ugo Tognazzi e Raimondo Vianello. Orchestra di Giampiero Boneschi, William Galassini. Regia di Mario Landi, Lyda C. Ripandelli, Eros Macchi, Vito Molinari, Romolo Siena. Dal 20 gennaio 1954, 77 trasmissioni, 6 edizioni fino al 1959, inizialmente il giovedì, alle 21.30, poi la domenica, alle 21.20. Durata di una puntata 1h e 15' circa. Il titolo, denotativo, tecnicistico, autoreferenziale (rimanda, infatti, alle tre telecamere presenti in studio e ai tre numeri che compongono lo spettacolo), è ricercatamente banale per poter ruotare con libertà attorno a un unico oggetto: il televisore. In esso confluiscono teatro di rivista, di matrice tutta italiana, e miti d'oltreoceano, basti pensare al famoso programma della NBC, scritto tra gli altri da Woody Allen, Mel Brooks e Neil Simon, "Your Show of Shows", con cui "Un, due, tre" sembra avere non poche parentele. Il "Radiocorriere", se potesse, ne sconsiglierebbe la visione e infatti si limita a segnalare la presenza delle vedette internazionali. Tv è l'acronimo di Tognazzi e Vianello: sanguigno, espressivo, contadinesco il primo (iscrive alla leggenda televisiva i personaggi di "Gregorio il gregario", della cantante della mala, più credibile di Ornella Vanoni in persona, di Juliette Gréco, del fabbricante di stuzzicadenti, delle varie "donne che lavorano"); misurato, civile, etereo come un nobile decaduto il secondo; memorabile la sua imitazione di Mario Soldati, inchiestista video. Entrambi interpretano il ruolo di ragazzacci, di provocatori della quiete televisiva, irriverenti verso tutto e tutti, suscitando spesso e volentieri le ire censorie. Come quella volta, 1959, in cui Tognazzi alluse garbatamente allo scivolone in diretta del presidente Gronchi, in occasione di una serata alla Scala in onore del generale De Gaulle: Vianello aveva soltanto detto al compagno, che cadeva platealmente per terra: «Ma chi ti credi di essere?». "Un, due, tre" ha segnato il passaggio dal teatro di rivista alla rivista televisiva, dal disordine polveroso del palcoscenico all'ordine garantito dal palinsesto. La forma di questo trapasso si chiama sketch: un impianto comico che consente la rapina (battute famose di film, allusioni ad avvenimenti importanti, barzellette in voga), il modello di satira di "striscio e rimbalzo" e il contrappunto ben temperato per il numero d'attrazione. Lo sketch è il radicamento nazionale così come la vedette è il viaggio all'estero; la coppia comica degli sketch non è un modello importato dall'America, è un prestito dall'italianissimo teatro di rivista: da Totò e Macario e dai Fratelli De Rege discendono i televisivi Tognazzi e Vianello. Che ci fosse o meno un filo conduttore, che i balletti di Paul Steffen fossero belli o solo sfavillanti, che gli ospiti fossero grandi personaggi o perfetti sconosciuti, non aveva in fondo molta importanza; ciò che veramente affascinava il pubblico provocandone l'ilarità e l'applauso era la parodia impertinente, la battuta a volte a doppio senso, l'allusione magari un po' volgare ma comunque trascinante, l'umorismo polemico che aveva in sé la forza della spontaneità delle origini televisive.  
     
     
  RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI  
  Da Aldo Grasso, Storia della televisione italiana, Garzanti, Milano 2002  
 
     
   
   
 
 
 
VIDEOGRAFIA
 
 
SCHEDE BEST TV
 
 
UN DUE TRE
     
  Un, Due, Tre... TELETOGNAZZI
     
  Il programma dell'anno (di Aldo Grasso)
     
  Come scoprire l'America senza saperlo (di Giovanni Buttafava)
 
 
UGO TOGNAZZI E RAIMONDO VIANELLO IN TV
 
 
I PEZZI MEMORABILI
 
 
VIDEO
 
     
 
 
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