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L'immorale |
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INTERPRETI E PERSONAGGI: |
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Ugo Tognazzi (il violinista Sergio Masini), Stefania Sandrelli (Marisa Malacugini), Gigi Ballista (don Michele), Renée Longarini (Giulia, la moglie di Sergio), Maria Grazia Carmassi (Adele Baistrocchi), Marco Della Giovanna (Riccardo Masini), Sergio Fincato (Colasanti), Ildebrando Santafé (Caputo), Carlo Bagno (babbo Malacugini), Lina Laglia (mamma Malacugini), Gianni Agus (un presentatore televisivo), Mimosa Gregoretti (Mita), Cinzia Sperapani, Riccardo Billi, Stefano Chierché, Costantino Bramini, Giovanna Lenzi, Nicolina La Galla, Attitio Dottesio, Giorgio Binachi, Silla Bettini. |
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CAST TECNICO |
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Soggetto, sceneggiatura: Alfredo Giannetti, Tullio Pinelli, Carlo Bernari, Pietro Germi - Fotografia (Panoramico): Aiace Parotin - Scenografia: Carlo Egidi - Musica: Carlo Rustichelli - Montaggio: Sergio Montanan - Produzione: Robert Haggiag per R.P.A., Delphos (Roma) / Les Productions Artistes Associés (Parigi) - Distribuzione: Dear Film - Origine: Italia-Francia - Titolo di comproduzione: "Beaucoup trop pour un seul homme". |
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TRAMA |
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Sergio Masini, primo violino di una grande orchestra sinfonica, sta attraversando un momento difficile e va a confidarsi con il parroco del quartiere dove abita a Roma, don Michele. Gli racconta così le vicende che lo hanno portato a una situazione familiare e sentimentale molto complicata. Sposato da molti anni con Giulia, che gli ha dato due figlie (Mita e Luisa) e un maschio (Riccardo), si era recato in "tournée" in provincia, dove aveva conosciuto la giovanissima Marisa: i due si erano innamorati e Sergio aveva convinto la donna a trasferirsi a Roma. Così adesso Marisa è in clinica, in attesa di un figlio. Continuando nel suo racconto al parroco sempre più sconcertato, Sergio spiega come nella sua vita ci siano anche un'altra donna e un'altra famiglia. In occasione di un altro viaggio in provincia, compiuto una decina d'anni prima, Sergio aveva infatti incontrato Adele, una donna dal carattere dolce e remissivo, resa infelice da una delusione sentimentale. Con lei Sergio aveva subito trovato il grande amore, durato per anni, che aveva fruttato altri due figli. Per mandare avanti contemporaneamente tutte e tre queste relazioni, Sergio è costretto a "straordinari" di ogni genere, la sua vita è ormai diventata una corsa frenetica da una casa all'altra, per dare a ognuna delle sue donne e ai rispettivi figli quello che hanno diritto di aspettarsi da un marito e padre affettuoso. Cosi adesso è depresso e stanco, al limite dell'esaurimento nervoso. Il parroco cerca di consigliarlo per il meglio, gli suggerisce di rinunciare a due delle tre famiglie, con un taglio netto. Ma intanto gli ingranaggi in cui Sergio è preso si rimettono in moto: Marisa partonisce, Sergio corre da lei. Accortasi della sua stanchezza, la ragazza spinge l'uomo ad andare a raggiungere al mare la moglie Giulia. E mentre sta cercando di mettersi in contatto per telefono con i suoi familiari, Sergio, colpito da infarto, muore. Il suo spirito sarà presente durante i funerali, nella chiesa in cui sono riunite in lacrime tutte le sue famiglie. |
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LA CRITICA |
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Primo e unico incontro di Tognazzi con Germi. Rilevando che il film avrebbe potuto essere migliore, così Tognazzi, anni dopo, commentò quella esperienza: «Germi è un regista che stimo e che apprezzo, ma, tenuto conto del suo carattere, ho capito che girare ii film con lui era come andare a scuola; vuole insegnarti tutto. In effetti è un grande direttore di attori e attrici non molto noti. Ma, alle prese con me, esigendo una perfetta fedeltà al testo e alle sue indicazioni, ha realizzato un film un pò antiquato; non ha assolutamente ammesso che il personaggio potesse avere delle varianti. Se Germi fosse stato più aperto rispetto al tema svolto, se mi avesse lasciato maggiore libertà, avrebbe potuto arrivare a un grande film anche se, cosi com'è, non è brutto e mi hanno complimentato per la mia interpretazione». |
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«[...] "L'immorale" è un film di qualità notevolissima. Qualità formali, anzitutto. [...] Qualità morali, poi. Appunto, dal fatto che Germi eviti di giudicare il suo personaggio e si limiti a misurarlo, con il metro di una pietà silenziosa, ma fervida, [...] fiorisce una profonda lezione di tolleranza e al tempo stesso un senso di quasi attonita costernazione di fronte alle miserie della condizione umana. [...] Degna della regla è l'interpretazione: Ugo Tognazzi dà al personaggio centrale la dolente Simpatia di cui ha bisogno, disegnandolo con bella intensità espressiva dall'interno; una drammatica Stefania Sandrelli, la molto raffinata Renée Longarini e la cordiale Maria Grazia Garmassi incarnano con puntualità le sue tre donne [...]».
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«[...] Un'opera di seria fattura, sotto certi aspetti persino coraggiosa e sotto certi altri schiettamente e intimamente commovente. Al centro del film, Ugo Tognazzi, che affronta qui la sua prima prova veramente drammatica. Le sue doti, in questo ambito, ce le aveva già parzialmente svelate nel film di Antonio Pietrangeli, "lo la conoscevo bene" [...]; nelle vesti dell'immorale del titolo, anche la dove rende evidenti quelle sfumature umoristiche cui Germi, forse inconsciamente, ha avviato il personaggio, giunge spesso felicemente a equilibrarle imponendo alla sua maschera, con pacato, solido talento, i segni della tensione, della rassegnazione, dell'affanno; sicuro di sé, quadrato secondo una gamma ben dosata di sfumature drammatiche. [...]».
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«[...] Il film, se può anche essere talora psicologicamente scontato, è sempre cinematograficamente brillante e vitale. Anche per la scelta di Tognazzi, interprete ideale per questo personaggio, uomo qualunque che non si sa se sfiori più il ridicolo o la pietà; e, non dimentichiamolo, per l'apporto di Ballista [...]».
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«[...] Questo personaggio secondo noi non matura una sua verità strutturale. Rimane al livello del "buffone" di cuore e di qualità o poco più. Germi ne ha fatto una ventata di cordialità. L'ha osservato con rispettoso affetto. [...] Ne bandisce ogni connivenza alla grossolanità o alla caricatura. Ugo Tognazzi poi aderisce al suo ruolo con una misura e un pudore di cui non l'avremmo sospettato capace, il fascino esercitato sullo spettatore dal prof. Masini deve moltissimo alla vibrazione umana dell'attore. Eppure Sergio non lo sentiamo vero. Questa sua anormale condizione affettiva costituisce il fondamento deIl'intero film. E non è veramente affrontata. [...]».
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FOTOGALLERY |
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