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IL COMMISSARIO PEPE (1969)
 
     
 
     
 
Il commisario Pepe  
  Titolo:
  Il commissario Pepe
 
  Anno:
  1969
 
  Regia:
  Ettore Scola
 
  Con:
 
Ugo Tognazzi, Silvia Dionisio, Marianne Contell, Giuseppe Maffioli.  
 
 
     
    Interpreti e Personaggi
     
     
     
  INTERPRETI E PERSONAGGI:  
     
  Ugo Tognazzi (il commissario Antonio Pepe), Silvia Dionisio (Silvia), Gaetano Cimarosa (l'agente Cariddi), Marianne Contell (Matilde), Véronique Vendell (Maristella), Dana Ghia (suor Clementina), Elena Persiani (la contessa Norma), Gino Santercole (Oreste), Elsa Vazzoler (la vecchia prostituta), Giuseppe Maffioli (il mutilato), Rita Calderoni, Umberto Simonetta, Michele Capnist, Giorgio Casanova, Antonio Cazzola, Anna Gaboardo, Achille Girotto, Arnaldo Geremia, Anacleto Lucangeli, Virgilio Scapin, Ampelio Sommacampagna, Giovanni Venezia, Mirko Vucetich, Natale Paola.  
 
 
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    Cast Tecnico
     
     
     
  CAST TECNICO  
     
  Soggetto: Ruggero Maccari, Ettore Scola, Ugo Facco De Lagarda, liberamente tratto dal romanzo omonimo di Ugo Facco de Lagarda (ed. Neri Pozza) - Sceneggiatura: Ruggero Maccari, Ettore Scola - Fotografia (Techniscope, Technicolor, colore della Technospes): Claudio Cirillo - Scenografia, costumi: Gianni Polidori - Musica: Armando Trovajoli - Montaggio: Tatiana Casini Morigi - Produzione: Pio Angeletti e Adriano De Micheli per Dean Film, Juppiter Generale Cinematografica (Roma) - Distribuzione: Titanus - Origine: Italia (il film è stato girato nei teatri di posa Safa Palatino di Roma).  
 
 
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    Trama
     
     
     
  TRAMA  
     
  "Il commissario Pepe" lavora in una cittadina della provincia veneta all'apparenza molto ordinata e tranquilla. C'è però in città un invalido, immobilizzato su di una carrozzella, che va in giro sbraitando contro il dilagante malcostume: ed è proprio lui l'autore di una serie di lettere anonime alla polizia, in base alle quali il commissario Pepe è incaricato di svolgere discretamente delle indagini. Nel corso dell'inchiesta egli accerta la verità dei fatti denunciati, in cui sono coinvolte anche alcune delle persone più in vista della città: ci sono due distinti vecchietti che subaffittano stanze per convegni amorosi; c'è un'ex-manicure che convive con dieci aitanti studenti; c'è la figlia del prefetto, minorenne, che mantiene l'amante esercitando la prostituzione; c'è l'illustre clinico che ha attenzioni molto particolari per una squadra di calcio: c'è un preside di scuola che insidia gli allievi; c'è la nobildonna, patronessa di opere benefiche, che organizza orge nella propria villa; non manca nemmeno la suora con pericolose tenderize lesbiche. Sempre più sconcertato dalle proprie scoperte, il commissario prepara per ogni caso un dossier e si appresta a denunciare tutti i responsabili. Lo fermano però i superiori; che, dopo averlo elogiato per l'attivismo dimostrato, gli raccomandano anche di non fare di ogni erba un fascio: bisogna evitare di colpire persone troppo in vista, per non far nascere scandali. Di fronte al problema di coscienza di dover scegliere "fior da fiore", il commissario decide di non transigere: o tutti o nessuno. E brucia il fascicolo. Chiedendo nello stesso tempo il trasferimento ad altra sede. Intanto per le vie delta città sfila la processione in onore del patrono, a cui partecipano con devozione tutti i personaggi implicati nell'inchiesta.
 
 
 
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    La Critica
     
     
     
  LA CRITICA  
     
  Dopo una serie di interpretazioni di contorno, Tognazzi torna ad essere protagonista assoluto. Il fim di Scola ottiene un rilevante successo commerciale e Tognazzi riceve il premio per il miglior attore al X° festival internazionale di Mar del Plata 1970.  
     
  «[...] "Il commissario Pepe" è un buon prodotto: l'interpretazione di Tognazzi è tra le sue migliori, controllata e acuta, i costumi di provincia riprodotti senza demagogia, gli aneddoti che costellano l'azione sono spesso saporiti. [...] Il film viene chiaramente dal divertente "Signori e signore" di Pietro Germi, su cui i pareri furono diversi [...]. Sia nella lode che nel biasimo, si riconosceva tuttavia a Signori e signore la forza d'urto, la satira al vetriolo, in una parola la vivacità. "Il commissario Pepe" ci sembra un film anemico. Un'opera in cui si indovina l'eredità crepuscolare, accenti che sono risuonati a lungo nei testi della letteratura tra il primo Novecento e la fine degli anni Venti. Non basta farci vedere quatche studente riottoso, o mostrarci un industrialotto in fuoriserie per consegnarci, freschi e suadenti, it profumo e i segni del tempo. [...]».
 
  Pietro Bianchi, Il Giorno, Milano, 10 ottobre 1969.  
     
  «[...] Film tipico di sceneggiatore divenuto regista, "Il commissario Pepe" vive di trovate saltuarie e di scorrevolezza professionale, tutta macchiettistica e superficiale ma abbastanza funzionante sul piano, come si dice, dello spettacolo anche se estremamente difettoso nello sdipanare il meccanismo del "poliziesco". Poggia su un'idea alla Simenon rivista con lo Spirito del "Marc'Aurelio" e animata da piccole invenzioni furbesche, di tono "dialettale" (a volte senza virgotette: si veda il personaggio delta vecchia cameriera lombarda che brontola sempre in un vernacolo campagnolo e passa la vita davanti al televisore). L'impianto stitistico è banale, e spesso (si vedano i sogni ad occhi aperti del protagonista) assai goffo. Anche l'afrore polemico è di seconda mano; vi si ritrova, e non solo nella collocazione geografica, la lezione di Germi. Ma non di quello "giallo" del Maledetto imbroglio bensì di quello posciadistico di "Signore e signori". Il film si salva grazie alla esperienza professionale di Scola nel disegnare ovvi ma scorrevoli quadretti di costume e al buon mestiere degli attori (Tognazzi è garbato, misurato, e fin troppo convincente). Se mai la colorazione del protagonista e dell'ambiente che lo circonda non appare sufficientemente meridionale (c'è Cimarosa, febbrile macchietta siciliana, ma non basta) per diventare credibile sul piano della cronaca italiana; perfino il questore è piemontese, roba d'altri tempi».
 
  Claudio G. Fava, Corriere Mercantile, Genova, 13 ottobre 1969.  
     
  «[...] Unica nota veramente degna di attenzione è la recitazione di Ugo Tognazzi, che in questo film giunge a momenti espressivi felici [...]. L'attore, in questo film, Supera lo stesso regista. Tanto che dove manca Tognazzi ci si accorge subito che il film cade notevolmente di tono. [...]».
 
  M.N. [Maurizio Negni], Rivista del Cinematografo, Roma, n. 11, novembre 1969, p.556.  
 
 
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Ugo Tognazzi nel film IL COMMISSARIO PEPE - 1969   Ugo Tognazzi e Marianne Contell nel film IL COMMISSARIO PEPE - 1969  
 
 
 
 
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