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CUCINA
  - STAMPA DI CUCINA - Chef dissacrante
 
     
 
     
 
Ugo Tognazzi: lo chef dissacrante
 
 
(3 Marzo 2007; Archiviato in Cibo ed Arte, www.mondodelgusto.it)
 
     
  Alle carriere di attore, regista, presentatore e comico, a Ugo Tognazzi va aggiunta quella di gastronomo. In cucina Tognazzi fu eccentrico, creativo e fantasista non meno che in televisione, in teatro o al cinema, al punto che lui stesso definì la sua una «cucina d’arte». La vocazione gastronomica si intersecò con gli altri ambiti lavorativi: nel cinema fu spesso il regista culinario delle scene gastronomiche (preparandone le delizie); inoltre collaborò alla trasmissione radiofonica "Gran Varietà" di RadioRai con una rubrica di ricette. Divenne gastronomo, come si direbbe all'Università, in quanto cultore della materia: alcuni suoi piatti sono stati accolti dai ricettari popolari e pratici, come gli spaghetti alla Tognazzi. Per questo attore il cibo è pure espressione artistica, il frigo «spettacolare» (ipse dixit); l'abilità culinaria diventa comunicazione creativa, e la cottura una vera e propria performance. Tognazzi si preoccupò di documentare la propria attività gastronomica (assieme a una visione del cibo come linguaggio artistico, comico, satirico, grottesco), e di recente il suo ricettario è stato riedito (L'abbuffone, Cava de' Tirreni, Avagliano, 2004). Le sue, come recita il sottotitolo, sono proprio "storie da ridere e ricette da morire": delle prime fa parte la sezione Autogastrobiografia, testo umoristico, biografico e culinario al tempo stesso; delle seconde le sezioni Ricettario e La Dernière Bouffe, dove le "ricette da morire" sono quelle de "La grande abbuffata" di Ferreri, come il Purè di Patate, la torta Andrea o la Bavarese di Tette, compromesse dalla sceneggiatura del film come foriere di morte. Il ricettario di Tognazzi è allo stesso tempo popolare e nobile: la minestra della nonna e la zuppa di cipolle si alternano agli uccellini dal becco gentile con polenta, la macedonia di angurie alla brioche al tartufo. Particolare attenzione va data alla titolazione delle ricette, con cui Tognazzi rende unica la raccolta: la Mia carbonara diventa My Cherbounerau e seguono la Bresaola condita a modo mio, le Costine alla Mao, le mitiche Orecchiette al sugo bastardo, gli Spaghetti alla sgualdrina (variatio degli spaghetti alla puttanesca?), la frittata Austerity (in tempo di crisi, dopo il 1973), fino alle Politically uncorrect, La checca sul rogo o i Coglioni di Toro al Pernod. Il ricettario è assieme virtuosismo culinario, testo umoristico e documento di grande interesse filmologico (soprattutto la sezione sul film di Ferreri). Resta solo un mistero: come di questa documentata passione non vi siano state tracce nel fisico dell’attore, a differenza di quanto accaduto ad altri amici artisti privi di abilità culinaria ma pinguemente compromessi, come lo stesso Ferreri o il compagno e amico Paolo Villaggio…  
 
     
   
   
 
 
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