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Una storia moderna: l'ape regina |
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INTERPRETI E PERSONAGGI: |
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Marina Vlady (Regina), Ugo Tognazzi (Alfonso), Walter Giller (padre Mariano), Achille Maieroni (zia Mafalda), Linda Sini (la madre superiora), Igi Polidoro (Igi), Riccardo Fellini (Riccardo), Pietro Tattanelli (don Giuseppe), Vera Ragazzi (zia Jolanda), Melissa Drake (Maria Costanza), Sandrino Pinelli (il fidanzato di Maria Costanza), Mario Giussani (il conte Ribulsi), Teo Usuelli, Elvira Paolini, Edvige Rocco, Jacqueline Perrier, John Francis Lane, Ugo Rossi, Luigi Scavran, Polidor (frate Lorenzo), Nino Vingelli, Renato Montalbano. |
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CAST TECNICO |
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Soggetto: da un'idea di Goffredo Parise - Sceneggiatura: Rafael Azcona, Marco Ferreri, in collaborazione con Diego Fabbri, Pasquale Festa Campanile, Massimo Franciosa - Fotografia: Ennio Guarnieri - Scenografia: Massimiliano Capriccioli - Costumi: Luciana Marinucci, Micano Lo Faro - Musica: Teo Usuelli - Montaggio: Lionello Massobrio - Produzione: Henryk Chroscicki e Alfonso Sansone per Sancro Film, Fair Film (Roma)/Les Films Marceau Cocinor (Parigi) - Distribuzione: Cineriz - Origine: Italia-Francia - Titolo di comproduzione: "Le lit conjugal". |
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TRAMA |
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Alfonso, agiato commerciante di automobili, arrivato scapolo ai quarant'anni decide di prender moglie e si consiglia con padre Mariano, un frate domenicano suo vecchio compagno di scuola e amico di famiglia. Il frate gli combina l'incontro con una ragazza, Regina. Bella, giovane, sana, di famiglia borghese e religiosa, illibata, è la moglie ideale. Alfonso non ci pensa due volte: e padre Mariano li sposa. Regina si dimostra subito una ottima padrona di casa, dolce e tenera con il marito; dal quale decide però di voler subito un figlio. Alfonso, premuroso, cerca di accontentarla, ma senza risultati. A poco a poco l'armonia tra i due coniugi si incrina: Regina gli rimprovera di non essere all'altezza della situazione, di venir meno a una sorta di legge biologica; Alfonso comincia a sentire il peso delle continue prestazioni sessuali che gli sono richieste e che a poco a poco logorano il suo equilibrio psicologico e fisico. Preoccupato, al limite della nevrosi, chiede consiglio a padre Mariano, che non si rende conto del suo problema e inorridisce quando l'amico accenna alla possibilità di ricorrere alla Sacra Rota: iI desiderio di Regina di avere un figlio ha la benedizione della Chiesa, e più che legittimo, doveroso. Alfonso tenta di sostenersi fisicamente con farmaci, ma diventa sempre più debole. Arriva finalmente il giorno in cui Regina annuncia trionfante e felice di essere incinta: parenti e amici vengono in casa a festeggiare l'avvenimento. Alfonso, ormai ridotto a una larva d'uomo, viene trasferito dalla camera da letto a uno sgabuzzino, dove potrà finalmente restare a godersi in pace gli ultimi giorni di vita. Alfonso muore, mentre Regina, soddisfatta, prepara la culla per il nascituro. |
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LA CRITICA |
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L'"Ape regina" segna il primo incontro di Tognazzi con Marco Ferreri e lo sceneggiatore Rafael Azcona: incontro fortunato (per Tognazzi forse ancora più determinante di quelli con Salce e Risi), l'inizio di una collaborazione che diventerà, nel corso degli anni, esemplare. Assieme a Salce, Ferreri è il regista che rende più vigoroso e attendibile il nuovo, complesso personaggio incarnato dall'attore, anche questa volta protagonista maschile assoluto di una storia inconsueta. Al suo apparire, prima al festival di Cannes e poi sugli schermi italiani, il film fa scalpore, suscita polemiche e scandalo, supera a fatica le strettoie della censura (che, fra l'altro, fa misteriosamente premettere al titolo "Una storia moderna: "). Il film (che apre a Tognazzi anche il mercato statunitense) è uno dei maggiori successi commerciali delia stagione 1962/63 e procura all'attore il "Nastro d'argento" (assegnato dal Sindacato dei giornalisti cinematografici) per il miglior attore protagonista. Ricordando anni dopo L'"Ape regina", Tognazzi ne ha così commentato l'importanza: «Il film mi ha consentito di entrare in un mondo cinematografico che amo. Il cinema che avevo fatto fino ad allora si basava su personaggi estremamente popolari, dei film divertenti, facili, che piacevano al pubblico ma che sono, a conti fatti, delle operazioni prefabbricate. In quei film non occorre quasi mai un grande coraggio. [...] Amo il cinema non in se stesso ma in quanta rappresenta la possibilità di raccontare delle storie che riguardano la nostra vita, i nostri problemi: mi piace inserirmi in questi problemi e analizzarli [...]. Sono molto riconoscente a Ferreri di avermi offerto questa possibilità [...] di conoscere, per mezzo del cinema, la vita.» |
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«[...] Ludi di talamo infiorano anche troppo il nostro cinema comico; e le prime scene dell'Ape regina, saltellanti e sguaiate, mettono in sospetto. Accade perché il film sfiora ancora il suo tema, lo tratta con estri bozzettistici. Ma quando coraggiosamente vi da dentro, mostrandoci l'ape e il fuco appaiati in quell'ambiente palazzeschiano, carico di sensualità e di bigottismo, allora acquista una forza straordinaria, si fa serio, e scende alla conclusione con un rigore e una precipitazione da ricordare certe novelle di Maupassant. [...] Ottima la scelta dei protagonisti, un calibratissimo Tognazzi (che ormai lavora di fino) e una magnifica e feroce Marina Vlady. [...]».
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«[...] Ape regina, benissimo interpretato da Ugo Tognazzi (che ormai è il controcanto, in nome dell'Italia nordica, di ciò che è Sordi per quella meridionale), appare come un film con qualche difetto (cadute del ritmo narrativo, scene di scarsa efficacia e precisione), ma la sua singolarità infine si impone. [...]».
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«[...] Il film è gradevole, per la comicità delle situazioni, il sarcasmo con cui descrive una famiglia clericale romana, tutta fatta di donne [...]. Ferreri ci ha dato un film in cui la sua maturità di artista, esercitata su un innesto fra Zavattini e Berlanga, [...] ha di gran lunga la meglio, per fortuna, sul fustigatore, lievemente snobistico, dei costumi contemporanei. [...] Marina Vlady [...] è molto bella e recita con duttilità; Ugo Tognazzi, in sordina, fa benissimo la parte un pò grigia dell'uomo medio che ha rinnegato il suo passato di ganimede per avviarsi alla vecchiaia al fianco di una moglie affettuosa, e si trova invece vittima di un matriarcato soffocante. [...]».
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«[...] Gran parte dell'interesse del film deriva dal notevole, asciutto stile della comicità di Ugo Tognazzi [...] e dall'asprezza di Marina Vlady [...]. Tognazzi ha un'aria magnificamente remissiva e angustiata e un bellissimo senso del ritmo che introduce delle osservazioni ad ogni sua azione. Quando scherza con un prete, ad esempio, per rompere un uovo sodo [...], egli riesce ad essere semi-serio in modo brillante. E quando egli guarda semplicemente la moglie, lui tutto slavato e lei tutta risplendente, nei suoi occhi c'e tutto un mondo di umoristica commozione. [...]».
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FOTOGALLERY |
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