Ugo e il teatro
La madre lo avrebbe voluto sacerdote e il padre violinista, ma Ugo non ha molta voglia di studiare, né riesce a vedersi in una vita inquadrata e regolare. Si sente piuttosto «un allegro animale notturno»… anche se confessa di essere stato in fondo un timido, che amava esibirsi davanti ad amici e parenti, ma ne temeva lo sguardo e le false lodi.
Al primo spettacolo cui partecipò, una cosa per bambini a Bergamo, alla sorella Ines fu predetto un grande avvenire, a lui il contrario. Ines ha solo fatto la madre di cinque figli; il fratello, invece…
Gli capita, qualche anno dopo, di recitare nella commedia “Il viaggio di Pipino a Carbonara”, paese della Folgaria, dove si trova in vacanza con la famiglia. Per provare si chiude in camera davanti allo specchio, cercando di rifare Dapporto, Macario, Fanfulla. La madre non lo incoraggia: «Sarai bravo, ma vuoi mettere Zacconi?».
Il suo esordio ufficiale sul palcoscenico avvenne nel 1939 al Dopolavoro Ferroviario di Cremona in una commedia di Giovanni Cenzato “Il ladro sono io” dove faceva due piccole parti: nel primo atto un giovane portiere d’albergo e nel secondo truccato da settantenne.
Militare in Marina, a La Spezia incontra Lucio Ardenzi, allora cantante, che aveva organizzato per le Forze Armate uno spettacolo integrato da sketches con marinai. Con le sue 70 lire a sera, il provinciale si sentiva quasi Onassis…
Ma lo attendeva un impiego come contabile in una fabbrica di salumi, che Ugo rappresentò in una famosa scenetta, in cui sta scrivendo a macchina versi per una donna, che diventano rime di genere alimentare all’apparire del capufficio:
“La tua bocca è tanto bella
Salamino e mortadella
Il tuo sguardo è birichino
Salamella e cotechino”
Fino a che non viene cacciato (vero o falso che sia, è ben detto) con le fatidiche parole: «Ma vada a fare il comico!».
Così Ugo pensa di andare a Milano dallo zio Marco per partecipare alla serata del dilettante al teatro Puccini. In fondo è bravo a raccontare barzellette, a fare le parodie di personaggi come Totò o Gandusio… infatti, vince.
Che sia una svolta nella vita di questo ragazzo che ha solo ventuno anni. Ma è pieno di verve e voglia di esibirsi. Ha un naturale istinto comico e una bella voce… Sogna quindi la rivista, genere nel quale potrebbe sfruttare i suoi talenti e, non ultimo, incontrare tante belle donne, disinvolte e scintillanti di paillettes!
In un’Italia autarchica nella quale anche le canzonette inneggiavano al mondo rurale, alla patria e alla mamma, il ragazzo di provincia è attratto dal trasgressivo mondo dell’avanspettacolo, in cui si fa le ossa, pensa, come in una scuola d’avviamento a quell’università dello spettacolo che è la grande rivista di Galdieri, Totò, Rascel e Macario…
Ancora a Cremona il 4 maggio 1944 esordì nella rivista satirica “Una nuvola in vacanza”, testi, regia e interpretazione di Ugo Tognazzi, messa in scena al Teatro Ponchielli che fu concesso perche l’ autore e i suoi soci si erano impegnati a destinare l’incasso per “Armi alIa patria”. La serata si chiuse con un deficit di 30-40.000 lire il che «ci mise a posto la coscienza perché non permettemmo l’acquisto di nessuna arma per la patria, anzi, calcolando il valore della moneta di allora, sottraemmo almeno un mitra alla Repubblica Sociale». Sette mesi dopo, il 20 dicembre, andò in scena “Invece del cenone” al Politeama di Cremona, un altro avanspettacolo di varietà in cui Tognazzi si esibiva soltanto come attore col balletto Primule. La regia era firmata da un’improbabile Germana D’Amore. Fu un altro fiasco, più che giustificato dai tempi tristi.
Accade che l’ex cantante Cluberti, divenuto impresario, gli offre 300 lire al giorno per una compagnia di avanspettacolo e subito dopo gliene offrono mille per entrare nella compagnia di Wanda Osiris, a sostituire niente di meno che Carlo Dapporto. Il sogno del ragazzo di provincia sembra diventare rapidamente realtà…
Ma la realtà sarà diversa: la compagnia non riuscirà a debuttare per via della guerra e, dopo il 25 aprile, quando Dapporto ritorna, Tognazzi viene liquidato del tutto.
Perduta l’occasione di entrare in conpagnia con Wanda Osiris che si era da poco separara da Carlo Dapporto, l’inizio ufficiale della sua carriera di comico di rivista avvenne a guerra finira con “W le donne” di Marcello Marchesi e Dino Gelich che curava anche la regia. Tognazzi ne era l’attrazione comica al fianco di Erica Sandri, in arte Erika Sander, e Miriam Glori, circondato da quaranta ballerine. Seguirono nella stagione 1946-’47 “Polvere di Broadway” e “Bocca baciata”; nel 1948-’49 “Paradiso per tutti” di Gelich con musiche di Alfredo Bracchi e Giovannino D’Anzi con Alba Regina che, dopo trenta repliche al Mediolanum di Milano, girò per mezza Italia; nel 1949-’50 “Castellinaria” di Gelich con la regia di Mario Amendola, in coppia con Lia Cortese e tra le soubrettine Lauretta Masiero; nel 1950-’51 “Febbre azzurra” di Amendola e Mac, musiche di Frustaci dove tornò con Erika Sandri e “Quel treno che si chiama Desiderio” di Bracchi, D’Anzi e Gelich in cui aveva al fianco Tina De Mola; nel 1951-’52 “Dove vai se il cavallo non ce l’hai?” con Elena Giusti che fu la sua prima collaborazione con Scarnicci e Tarabusi e lavora insieme con Raimondo Vianello. Con lo stesso cast fece nella stagione 1952-’53 “Ciao, fantasma”.
Fa impressione la mole di lavoro svolta da Tognazzi nel decennio dei Cinquanta: sette spettacoli di rivista; quattro spettacoli di prosa; due prestazioni radiofoniche; un programma di varietà televisivo a puntate sull’arco di sei anni; ventinove film.
Agli spettacoli di varietà già citati bisogna aggiungere “Uno scandalo per Lili” (1957-’58) di Scarnicci e Tarabusi, musiche di Lelio Luttazzi, regia di Luciano Salce, con Lauretta Masiero, Gianrico Tedeschi, Mario Scaccia, Anna Maestri. Nel giugno 1955 inoltre, portò con Dorian Gray primadonna, al teatro Alhambra di Parigi “Flesh”, adattamento di “Passo doppio” con l’aggiunta di spogliarelliste e attori francesi.
La sua prima esperienza postbellica nel teatro (leggero) di prosa avvenne il 5 agosto 1955 al teatro di via Manzoni di Milano con “Il medico delle donne” di Alfredo Bracchi, voltato in lingua dal dialetto milanese originale. Poi fece regolare compagnia con Lia Zoppelli e Gianni Agus nella stagione 1956-’57 durante la quale, oltre a riprendere Bracchi, presentò, con la regia di Daniele D’Anza, “Il fidanzato di tutte” (The Tender Trap) di Max Shulman e Robert Paul Smith, trasposta sullo schermo nel 1955 dalla MGM con Frank Sinatra e Debbie Reynolds, diretti da Charles Walters; “Papà mio marito”(La femme à papa), pochade ottocentesca (1879) di Alfred-Néoclès Hennequin e A.Millaud; “L’uomo della grondaia”, suo adattamento di “Le coup de fouet” (La frustata) di George Duval e Charles-Maurice Henequin finché, passando dal registro leggero a quello grave di malinconia, il 10 agosto 1960 al Teatro Quirino di Roma propose “Gog e Magog” di McDougal e T. Allan nell’adattamento di G. Atout dell’anno precedente.
Dopo anni dedicati al cinema decide di tornare in teatro. Lo fa per mettersi alla prova nel ’75 interpretando con bravura e successo un grande classico: “Il Tartufo” di Moliere diretto da Mario Missiroli al Teatro Argentina, ma è solo una parentesi, infatti il cinema continua in quel periodo ad impegnarlo costantemente e passeranno altri 10 anni prima di rivederlo sul palcoscenico.
Accade nell’86 quando risponde con entusiasmo all’invito di Streler accettando la sfida di recitare a Parigi in francese con la Comedie Francaise i “Sei personaggi in cerca d’autore” di Pirandello, sfida che vince ampiamente tanto da essere consacrato definitivamente dal pubblico e dalla critica come il nostro attore più amato in Francia.
Il grande successo d’oltralpe dà la spinta a Tognazzi di riproporsi a teatro anche in Italia dove nell’88 ripropone il suo “Avaro” di Moliere per la regia di Missiroli con il quale però durante le prove entrò discussione, tanto da finire lui personalmente con Lucio Ardenzi la regia. Lo spettacolo ebbe un grandissimo successo per due stagioni.
Nell’89 Ugo propone la sua ultima sfida teatrale insieme ad Arturo Brachetti: “Mr. Butterfly” di J. Wong per la regia di John Dexter. Basata su una storia vera, la trama narra di Mr. Gallimard (Tognazzi), ambasciatore francese a Pechino negli anni ’70, che ha come amante un’affascinante donna cinese e scopre dopo vent’anni che essa non solo è un uomo, ma è anche una spia assoldata dal governo maoista. Una commedia sulla verità e la finzione, sui rapporti tra Oriente e Occidente e sui ruoli sociali dell’uomo e della donna.