Tornei di Tennis Tognazzi


Nel 1966 il campo da tennis di villa Tognazzi divenne sede per la prima volta di un torneo riservato a personaggi del cinema e del teatro, della radio e della televisione, del giornalismo e di qualcos’altro.

Il T.T.T.

T come Torneo, T come tennis ma anche T come Tognazzi. Il fatto non sembra certo casuale: anzi viene addirittura il sospetto che se un Ugo avesse avuto un cognome diverso anche il tennis si sarebbe chiamato in un altro modo. Ugo Rossi e il Rennis, per esempio, oppure Ugo Benassi e il Bennis.

Sembrava una curiosa gherminella, una stravagante scommessa, una simpatica e singolare iniziativa destinata probabilmente a restare senza seguito, a quei tempi una novità assoluta, forse buona soltanto per animare qualche serata di fine estate negli anni felici del “boom” economico.

Ed invece passarono gli anni e lo scherzo diventò consuetudine, la scommessa si tramutò in tradizione inossidabile, l’iniziativa, un impegno costante. Il Torneo infatti continuò a svolgersi puntualmente, per ben 25 edizioni, tranne una breve pausa a cavallo tra gli Anni 70 e 80. Fu proprio Lui Ugo, mediocre tennista ma grande attore e impareggiabile anfitrione, l’ideatore dell’originale competizione che come premio finale attribuiva l’ambitissimo “Scolapasta d’oro” in un 1966 ormai lontano.

Sono stati i suoi familiari, e i suoi amici in testa, a decidere che l’abituale appuntamento di fine agosto dovesse continuare, ancora per qualche edizione nonostante la sua assenza, ma ad una condizione… sempre con lo stesso spirito, stare tutti insieme tra un rovescio e un piatto di spaghetti, tra uno “smash” e un bicchiere di vino, tra una smorzata e un gelato. Ogni edizione fu un’occasione per riportare alla memoria tanti significativi “flash back” che hanno attraversato oltre un quarto di secolo.

Le solenni arrabbiature di Renato Rascel col suo occasionale compagno di doppio e la grinta alla Gardini di Umberto Orsini. Le improbabili “volè” di Ugo Tognazzi, il “fair play” britannico di Arnaldo Ninchi I pallonetti di Ivo Garrani. L’entusiasmante “show” di Luciano Pavavrotti in una serata di settembre insolitamente gelida e i pittoreschi insulti regolarmente indirizzati agli avversari da Alessandro Haber, la tenacia di Luciano Salce e Sergio Fantoni. Gli interminabili lamenti di Franco lnterlenghi e la simpatia contaggiosa di Vianello, Villaggio, Arbore, Nuti e Verdone. Lo stile impeccabile di Vittorio Gassman e Giuliano Gemma, il tennis approssimativo di Michele Placido e Flavio Bucci. La straripante vitalità di Daniela Poggi e la spietata concentrazione di Carol Andrè, e tanti, tanti altri.

Durante tutte le edizioni dei tornei di tennis, villa Tognazzi tornava ad essere per una settimana la piccola capitale di un singolare pianeta sportivo artistico mondano. Il grande appuntamento di una “Estate Romana” ancora tutta da inventare, dove attori affermati pur di esserci, rinunciavano dal trattenersi a Venezia durante il Festival, che ogni anno avveniva in perfetta concomitanza. Sul campo amici e colleghi si sfidavano in partite tirate allo spasimo come tennisti quasi autentici e altre infarcite soprattutto di svarioni grossolani e di inevitabili risate.

A seguirli appassionatamente si affollavano da una parte, belle donne e personaggi popolari, attori famosi e altri meno noti che magari qualche anno dopo però lo sarebbero diventati, e dall’altra l’immancabile rumorosa e pittoresca cornice di pubblico, capace di confezionare sempre nuovi simpatici sfottò.

Le serate si chiudevano con le consuete spaghettate notturne, le solite bevute e le chiacchierate interminabili tra chi forse non si vedeva dalla precedente edizione del Torneo. Non mancavano neppure le consuete proteste di chi si riteneva defraudato di un punto, e la solita ostinazione di chi vorrebbe vincere a tutti i costi, gli inevitabili sospetti verso la macchinosa formula del torneo a squadre.

Alla fine premiazione per tutti, ed esibizioni estemporanee con qualche sorpresa… Da Antony Quinn con la frusta a Philippe Leroy mangiafuoco, dalle torte giganti, alle mongolfiere, dagli elefanti ai trampolieri, tutto immerso nei fumoni dei fuochi d’artificio. Un attimo dopo Ugo e Benito Morelli erano già pronti a dare il via alla gande abbuffata finale.

Come sempre… tutto tra amici… gli Amici Suoi… dal 1966 in poi.