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Alcuni ani orsono, tanto per non smentire la dinamica delle mode culturali, gli attori più acculturati dibattevano nei salotti romani sui sistemi di recitazione. Il nucleo della discussione si riassumeva in una drammatica domanda: meglio il metodo Stanislawsky o lo straniero brechtiano? Nella foga di dare una risposta a questo fondamentale quesito, qualche attore più politicizzato finì col venire alle mani. Non so alla fine quale risposta prevalse. Io da parte mia continuai a recitare come ho sempre fatto: col metodo Tognazzi. Era meglio immedesimarsi nel personaggio, viverlo a fondo, identificarsi con esso, oppure era meglio vestirsi della parte con assoluta freddezza, giocando appunto sulla dichiarata finzione della recitazione? Il metodo Tognazzi non si faceva domande così inquietanti. Si faceva la parte e basta. Anche per questo modesto lavoro, di penna anziché di recitazione, ho pensato di assumere il solito metodo. Di certo non ho scelto quello dell'immedesimazione. Difatti eccomi qui, ai bordi di una magnifica piscina, in uno splendido isolamento, ospite di un amico di gusto, a scrivere di chi è costretto a trascorrere in un afoso periodo estivo dei giorni di solitudine non voluta. Senza sentire ombra di rimorso per costoro, cercherò comunque di lanciare qualche salvagente per questa pattuglia di disperati, abbandonati al loro destino di lavoratori estivi, naufraghi metropolitani costretti per pochi giorni all'anno ad affrontare i misteri e le insidie della cucina. Sarà bene che prima di rimanere soli, facciate un giro di esplorazione nella mia cucina in compagnia della vostra moglie o chi per lei. Scopo del sopralluogo? Duplice: la verifica dell'esistenza degli strumenti e degli oggetti indispensabili alla fabbricazione del cibo, nonché la dislocazione precisa di costoro. Non ci sarebbe nulla di peggio per una prima esperienza in cucina del ritrovarsi con una preparazione già avviata, i cibi di base già ben disposti e dover interrompere ogni attività per una disperata ricerca di uno strumento indispensabile. Credetemi, non si tratta di una prassi inutile. Gli oggetti della cucina hanno una capacità mostruosa di mimetizzazione, riescono a nascondersi in luoghi impossibili se non li si tiene continuamente d'occhio. Seguite quindi le liste che vi propongo. Spuntate oggetti e strumenti e inchiodate nella memoria i luoghi in cui si trovano. Sarà anche un modo per imparare a conoscerli, a capire il loro funzionamento e lo scopo della loro esistenza. Usate gli strumenti per la loro giusta destinazione. Non ostinatevi ad aprire la scatola con un coltello, non tentate di sminuzzare delle verdure a mano se disponete di un frollino. Non solo non raggiungerete gli effetti sperati, ma metterete seriamente a repentaglio la vostra incolumità fisica. La figura del marito in città con la moglie in vacanza ha già avuto una ricca e deprimente aneddotica in un recente passato della cosiddetta commedia di costume del cinema italiano. Evitiamo quindi di dilungarci sulla materia che d'altra parte prevede domestiche in sottoveste, turiste vogliose e disponibili, nonché gruppi di amiconi sul modello dei vitelloni. Oltre a tutto non ci sono più sottovesti, le domestiche scarseggiano e i turismo è in crisi profonda. Parliamo quindi una volta tanto di problemi reali. La prima idea che mi è venuta in mente è quella di una sorta di prontuario di salvataggio, un libretto semplice ed essenziale che permetta con poco impiego di tempo e con una cultura culinaria assolutamente elementare, di andare più in là del tristissimo uovo sodo o della scatoletta. Alcune proposte sono realizzabili anche da chi non ha mai tentato nemmeno di farsi due uova al burro, altre hanno dei coefficienti di difficoltà appena superiori, ma sono alla portata di chiunque. Mi piacerebbe che coloro che verranno iniziati con questi suggerimenti ai misteri della cucina, vengano in qualche modo contagiati e incuriositi. Da un periodo di necessità, potrebbe nascere in seguito una passione. E quindi di un piacere... |
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